“I colloqui sono finiti, non me ne andrò fin quando il primo ministro non si sarà dimesso”. In Pakistan, il leader dell’opposizione Imran Khan ha abbandonato le trattative con il governo e ha esortato la folla di seguaci, nel secondo giorno di sit-in davanti al parlamento di Islamabad, a prolungare la protesta.
Tra mercoledì e giovedì, le delegazioni del governo e dei partiti d’opposizione – di cui fa parte anche quello del religioso Tahir ul-Qadri – avevano avviato un dialogo. Presto finito, visto che Nawaz Sharif non intende dimettersi e l’opposizione non vuole ritirare la richiesta.
Il parlamento ha respinto le rivendicazioni dell’opposizione, tra le quali elezioni anticipate, e ha approvato un documento di condanna della protesta.
Il potente esercito continua a sorvegliare la zona rossa dopo aver invitato le parti al dialogo. Per l’International Crisis Group, “le manifestazioni rischiano di aprire la strada a un golpe di velluto, in cui i militari dirigono il Paese in segreto”.