Negli uffici della questura di Milano vengono analizzati alcuni reperti provenienti dai rifiuti sequestrati 18 anni fa nella villetta della famiglia Poggi, per cercare eventuali impronte latenti, cioè non visibili a occhio nudo. Tra gli oggetti esaminati figurano una confezione di Estathè, un pacchetto di biscotti, un sacchettino con cereali e un sacco della stessa pattumiera contenente i resti della colazione. «Semmai troveremo delle impronte, saranno tracce già rinvenute. Un passaggio importante sarà quello sulle unghie, da dove si è partiti. L’incidente probatorio è solo una parentesi», ha dichiarato Giada Bocellari, avvocata di Alberto Stasi. Il punto cruciale resta la questione del Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi: non è ancora chiaro se sia utilizzabile né se possa essere attribuito a Sempio. Mancano infatti i dati originali analizzati nel 2014 dal professor Francesco De Stefano, perito dell’Appello che condannò Stasi. Per ora sono disponibili solo i risultati del Ris di Parma, motivo per cui l’esame non potrà concludersi entro i 90 giorni previsti, a partire dal 17 giugno.