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Bologna - UNO BIANCA. FAMILIARI: PROCURATORE BOLOGNA CI DICE DI AVERE FIDUCIA (06.10.25)

2025-10-06 14 Dailymotion

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ologna, 6 ott. - "Ho avuto un abboccamento informale con il nuovo capo della Procura di Bologna", Paolo Guido, "ma giustamente non si è sbottonato in alcun modo. Dice di aver fiducia, finchè procedono, ma in questo momento non ci sono novità di alcun tipo. Siamo in attesa". Lo afferma Alberto Capolungo, presidente dell'Associazione delle vittime della Uno bianca, in merito alle indagini ancora in corso sulla banda guidata dai fratelli Savi. Capolungo ha toccato il tema oggi a margine della commemorazione dell'omicidio di Primo Zecchi, ucciso dai killer della Uno bianca il 6 ottobre 1990 a Bologna. Molti dei componenti della banda erano poliziotti ma "forse è abbastanza casuale il fatto che indossassero la divisa. Certamente erano traditori di quella divisa", sottolinea Capolungo davanti al cippo che in via Zanardi ricorda Zecchi, ucciso dopo aver assistito ad uno dei crimini della Uno bianca: fu giustiziato dopo aver cercato di allertare le forze dell'ordine e di appuntarsi il numero di targa dell'auto dei malviventi, che non sarebbe stato particolarmente utile visto che si trattava di un veicolo rubato. "L'uccisione di Zecchi non è la prima della banda, ma la prima di una lunga serie di 15 omicidi concentrati in pochi mesi- ricorda Capolungo- quasi tutti senza motivazione. O almeno senza la motivazione di quello che è un normale comportamento di una banda, cioè lo scopo di lucro. Da qui sarebbero potuti andarsene tranquillamente, evidentemente hanno proprio voluto colpire chi stava compiendo, in opposto a loro, il suo dovere di bravo cittadino ed è per questo che Zecchi resta per Bologna un esempio indelebile". Dunque, aggiunge il presidente, "a cosa è servito ammazzare Zecchi se non a cominciare a seminare il terrore in tutta la città e in regione, fino alle Marche?". In questo senso, la banda dei Savi "ha ottenuto uno scopo incredibile", afferma Capolungo, perchè "una città in cui si viveva tranquillamente è stata terrorizzata per troppo tempo". Un risultato che "neanche altre vicende terroristiche hanno ottenuto", afferma Capolungo. "E' un dolore che non passa mai", dichiara la moglie di Zecchi, Rosanna, per tanti anni alla guida dell'Associazione prima di passare il testimone a Capolungo. "So che Fabio Savi aveva chiesto delle uscite, ma i magistrati hanno detto che è socialmente pericoloso e deve rimanere in carcere. Voleva uscire per fare lavoro fuori, ma non glielo hanno concesso. Meno male- continua Zecchi- che c'è gente che sa quello che è successo. Non si può perdonare della gente così". Allo stesso tempo, "io l'ho sempre detto che la Polizia non c'entrava", afferma sempre Zecchi: non si possono "chiamare sbirri delle persone indegne, tre o quattro deficienti e assassini che hanno ucciso tante persone e hanno infangato il nome della Polizia. Non è giusto nei confronti degli altri".(06.10.25)

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