Surprise Me!

Al Monk a Roma il «Non farcela party»: la festa «eversiva» per le donne che vogliono prendersi cura di sé stesse

2025-10-09 14,980 Dailymotion

Una festa senza dress code (è ammesso anche il pigiama), playlist liberatorie, canti a squarciagola e balli a perdifiato in uno spazio protetto. Il “Non Farcela Party”, un evento esclusivo ma non escludente dedicato a donne e madri, sbarca al Monk di Roma e come nel resto d’Italia fa registrare un successo eclatante. Ad idearlo sono Sara Malnerich e Francesca Fiore, mamme e attiviste femministe fondatrici del blog Mammadim... e di una pagina Instagram che vanta oltre 225.000 followers. Il refrain del blog è chiaro ed è un messaggio d’unione per superare tutti gli stereotipi: «Se l’iconografia di Mammabene ti sta stretta e pensi ci sia bisogno di un modo diverso di raccontare la maternità, stai qui». Come ogni festa anche il “Non Farcela Party” ha delle regole che hanno come comune denominatore la necessità di creare una comfort zone per tutte le partecipanti. L’evento inizia intorno alle 20 e si conclude entro la mezzanotte, i canti e i balli sono “un rito collettivo di liberazione”, le canzoni vengono scelte in una playlist collettiva sulla pagina IG dell’evento, nessun dress code imposto e la possibilità, tramite la creazione di gruppi whatsup, di usufruire di passaggi per raggiungere le location. Gli uomini, infine, non sono invitati perché, come spiegano le organizzatrici «è una serata pensata, costruita e strutturata da donne per donne, gli uomini non sono al centro dell’attenzione». Una serata che dopo Roma sarà replicata a Firenze il 24 ottobre, a Dalmine il 7 novembre e a Padova il 23 novembre. L’evento, come il blog e la pagina Instagram, nasce per abbattere le diversità di genere e rovesciare gli stereotipi sulla figura materna attraverso l’ironia e l’irriverenza. «Un tema molto importante per le donne è quello di prendersi gli spazi per godere, per il proprio divertimento - spiegano le organizzatrici -. Anche se ormai è assodato, ancora ci sentiamo in colpa a delegare la cura dei figli per lavoro. Il divertimento, invece, è ancora fortemente osteggiato da noi stesse. Prendersi una serata e lasciare i figli a casa in cura al padre è quasi un atto politico, eversivo». In pochissimo tempo, però, i party sono stati il segno di un cambiamento e lo sprone per la creazione di una community sempre più attiva. «Questa serata nasce da una nostra esigenza, ma parte in una maniera quasi situazionista. Noi veniamo da un percorso di attivismo, ma nello spirito iniziale della pagina e degli eventi non c’era un elemento politico. Quando il nostro approccio ha suscitato reazioni sdegnate allora abbiamo iniziato a rivendicarne una valenza politica».