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Il regista Jafar Panahi condannato a un anno di carcere in Iran

2025-12-02 17 Dailymotion

Il celebre regista iraniano Jafar Panahi, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, è stato condannato in contumacia in Iran a un anno di carcere per «attività di propaganda» contro lo Stato. Poco prima di venire a conoscenza della sua condanna, Panahi ha ritirato i premi come miglior regista, miglior film internazionale e miglior sceneggiatura originale per il suo ultimo film, It Was Just an Accident (Un semplice incidente), ai Gotham Awards di New York.
Durante la cerimonia, Panahi ha voluto dedicare i riconoscimenti ai registi indipendenti: «Vorrei dedicare l'onore di questo premio ai cineasti indipendenti in Iran e in tutto il mondo. Che continuano a far girare la macchina da presa nel silenzio, senza supporto e, a volte, rischiando tutto ciò che hanno. Sorretti soltanto dalla loro fede nella verità e nell'umanità».
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Accuse e conseguenze della condanna a Jafar Panahi
Jafar Panahi è stato condannato dalle autorità iraniane per «attività di propaganda contro lo Stato». Si tratta di un’accusa spesso utilizzata dal regime per colpire intellettuali, giornalisti e artisti critici verso il governo. La sentenza comporta non solo un anno di reclusione, ma anche un divieto di lasciare il Paese per due anni. Prevede inoltre l’interdizione dall’appartenenza a qualsiasi gruppo politico o sociale. Panahi è già stato arrestato più volte in Iran.
Il regista è perseguitato dal regime dal 2009 e ha denunciato diverse torture durante le sue detenzioni nel carcere di Evin a Teheran. L’ultima detenzione, nel 2023, è durata sette mesi e si è conclusa solo dopo uno sciopero della fame.
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Il coraggio di continuare a fare cinema
Nonostante i divieti e le minacce, Panahi ha continuato a girare film che raccontano la realtà iraniana con grande sensibilità. La sua opera resta un simbolo di resistenza artistica e libertà di espressione, ammirata in tutto il mondo. I film di Panahi sono famosi per il loro realismo e per il ritratto crudo ma poetico della società iraniana, spesso concentrandosi su persone comuni e situazioni quotidiane che rivelano tensioni sociali, ingiustizie e limitazioni della libertà. Nonostante i divieti di fare cinema imposti dalle autorità, Panahi ha continuato a girare film che mescolano fiction e realtà con uno stile semi-documentaristico.
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L’ultimo film di Panahi: una commedia sulla resistenza
Un semplice incidente non è solo un film politico o un atto di resistenza al regime iraniano: è una storia a cui Panahi ha partecipato e che ha vissuto sulla sua pelle. Racconta di un meccanico che, ricevendo la macchina incidentata di un cliente, riconosce dal rumore della sua gamba di legno l’uomo che lo torturò durante la detenzione. Insieme ad altri cinque ex detenuti, il protagonista si interroga sulla vendetta verso l'uomo carceriere. Panahi racconta la storia come una commedia umana, non come una tragedia, mostrando fragilità, dubbi e umanità dei personaggi. Questo film si aggiunge alla lunga lista di opere girate clandestinamente da Panahi negli ultimi vent’anni, tra cui Taxi Teheran, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino, e dimostra ancora una volta che esistono uomini che non possono essere sottomessi, né dal potere né dalla paura.